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Fotografia paesaggistica: corretta esposizione - NOTE

Sunday 1 April 2012

Uno scatto fatto "di sfuggita" mentre salivo a Forca D'Acero per recarmi alla mostra di Pescasseroli, un momento di particolare bellezza del cielo che non si è più ripetuto nei giorni seguenti. Posto questa foto per ragionare su alcuni aspetti della resa delle luci nel digitale...

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EXIF: CANON ESO 40D, EF 17-40L @17, F9, 1/200, ISO100, HANDHELD

E' frequente in questo tipo di fotografia paesaggistica dover affrontare una scelta problematica sull'esposizione da usare.

Notoriamente in digitale è sempre opportuno "scattare verso la luce" (un concetto che approfondiremo presto), ovvero cercare più dettaglio colore possibile nelle zone chiare dell'istogramma, laddove la gamma cromatica è più ampia (in digitale).

Ma in questo caso il rischio di "bruciare" il cielo era evidente...una scelta di compromesso quindi se non si vuole ricorrere all' HDR (High Dynamic Range), una modalità avanzata di fotoritocco usata dai paesaggisti ma che ritengo al limite dell'accettabile (che difatti è esclusa da molte mostre fotografiche sul tema).  L’HDR, ovvero l’estensione della normale latitudine di posa del sensore fino ai limiti dell’occhio umano (che è superiore arrivando a quasi 15-16 stop, contro gli 11-12 degli attuali sensori) grazie alle grandi potenzialità del RAW (che ci permette di tirare fuori dettaglio dalle ombre anche laddove l’istogramma sembra tagliato) è realizzabile anche da un solo scatto, ma in generale è possibile estendere la latitudine di posa delle nostre foto paesaggistiche recuperando neri e alte luci al limite, purché si scatti in RAW e si segua la regola dell’ “exspose to the right”.

In questa foto ho "tirato" al massimo verso la luce, bruciando infatti una piccola porzione di cielo (alto a sx) comunque esponendo dopo aver fatto una lettura spot per il cielo e una per il paesaggio.

Ho deciso quindi di "sacrificare" un po' di gamma dinamica per i colori degli alberi (dall’immagine iniziale) per avere invece il massimo di profondità nel cielo, sapendo che comunque c'era abbastanza informazione sul colore per tirare fuori intensità anche dai colori gialli/verdi/rossi siti nei mezzitoni intervenendo sulla brillantezza  colore subito dopo aver schiarito a sufficienza le ombre. Notare che i bianchi in alto a sx sono al limite del bruciato, ma la foto mantiene il massimo di brillantezza sui colori anche nelle ombre.

Questa è l'immagine come da scatto (RAW) con relativo istogramma originale (il picco a dx dell'istogramma che va oltre il bordo è la porzione di cielo bruciato e corrisponde alla nuvola in alto/sx):

Si sarebbe potuto lavorare anche per livelli, utilizzando praticamente due immagini prese dallo stesso scatto ma elaborate una per il cielo e l'altra per il paesaggio, una modalità che si avvicina all'HDR ma non crea dei falsi, tuttavia ritengo più naturale il risultato che si ottiene lavorando su un solo livello (quando è possibile), tanto più che in fase di sovrapposizione dei livelli non è infrequente vedere passaggi abbastanza artefatti anche in immagini elaborate da abili fotografi.

Di questa foto si può invece notare la morbidezza (naturalità) dei colori (pur con un contrasto accentuato  con le curve in postproduzione) nella zona di contatto cielo/terra, laddove solitamente si notano gli interventi più grossolani fatti in post-produzione, come aloni o passaggi troppo netti.

   Crop 100% dettaglio cielo/terra

La foto ha ovviamente ricevuto un ulteriore sharpening nella fase di riduzione/esportazione per il web.

La scelta di avere bianchi puri nelle foto digitali è sempre molto problematica. Non è il bianco in sé il problema ma il passaggio dalle zone chiare al bianco, che in digitale rimane sempre molto “plasticoso”. Con la pellicola si può gestire meglio. La prova finale di queste foto è ovviamente la stampa non il web. In fotografia di paesaggio l’attenzione ai minimi dettagli in fase di stampa è fondamentale. Per questo tipo di foto, utilizzare sempre file da 16bit può aiutare e non poco a ridurre i problemi di banding cromatico sui passaggi tonali.

In conclusione al momento dello scatto ho fatto questa scelta di esposizione sapendo già di poter/dover intervenire in postproduzione con una prima correzione Luci/Ombre che ho eseguito già in Camera Raw e poi come prima modifica in Photoshop, prima di altri interventi su colore, contrasto e nitidezza. Come sempre il processo fotografico digitale richiede che già in fase di scatto si sappia esattamente che tipo di intervento si intende effettuare in post-produzione, ed è importante considerare le due fasi come un tutt'uno nella creazione dell'immagine desiderata e non due momenti indipendenti.

©2009 Marco Palladino

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